vino e big data

Che tipo di consumatore di vino siete? Vi rifornite nell’enoteca selezionata con cura negli anni o dagli scaffali del supermercato? O, ancora, comprate online oppure preferite guidare 200km per andare dal vostro produttore di fiducia? Decidete in base al prezzo o in  base al gusto?
A fronte di tanta varietà di tipi di consumatore, la produzione di vino in Italia è elevatissima. Assoenologi.it prevede una produzione 2018 di 55.800.000 ettolitri di vino, in crescita del 16% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. In Italia in un anno se ne consumano circa 22 milioni di ettolitri (dati inumeridelvino.it). Il 60% della produzione è quindi destinato a mercati esteri.
Per posizionare correttamente il prodotto italiano nel mercato italiano e in quello globale non è più sufficiente un marketing old style, ma è sempre più necessario ragionare sui numeri, sui dati raccolti nel processo di produzione, distribuzione e vendita.
Vino e big data, quindi. Vediamo i dettagli di questo scenario.


Perché  vino e big data?

Si parla di big data quando ci si riferisce a una gran mole di dati raccolti durante un processo, che sia di produzione, di distribuzione o di acquisto, con lo scopo di sottoporli a successiva analisi e correlazione. Fine ultimo, trarne indicazioni utili a migliorare l’efficacia di quel processo.

Prendiamo come esempio l’acquisto online di vino.
Se si tratta del mio ennesimo acquisto, il sito potrà propormi offerte in base al mio profilo (cosa ho comprato finora? con quale frequenza? sono fedele a un determinato brand o mi piace sperimentare?).

Ma se si tratta del mio primo acquisto?

Oppure se sono ancora anonimo per il sito? Anche in questo caso il mio accesso ha delle caratteristiche che consentono un primo profiling.
Perché esiste una correlazione tra tipo di prodotto preferito e, tra l’altro:

  • regione geografica da cui accedo (indirizzo ip);
  • giorno e ora di accesso;
  • stile di navigazione nei menu;
  • addirittura tipo di dispositivo da cui accedo.

Il possessore di un iPhone, ad esempio, pare che prediliga uno stile di vita più raffinato e costoso, rispetto a un androidiano, più sensibile al rapporto qualità/prezzo (dallo schermo del mio Huawei, confermo).

Raccogliendo i dati di navigazione sul sito è quindi possibile, con strumenti di analytics, costruire dei profili di consumatore, per i quali personalizzare la vetrina del sito stesso. L’obiettivo è quello di massimizzare la probabilità che il visitatore si convinca a proseguire nella navigazione e finalizzare un acquisto. Ecco lo scenario più immediato di vino e big data.


Su Inchiostro Virtuale un approfondimento sui Big Data, in occasione del World Telecommunication and Information Society Day del 2017.


Il caso Enolytics.com

Se l’esempio fatto per la vetrina del sito online è l’applicazione di un metodo ormai classico nell’ e-commerce, un approccio più strutturato alla coniugazione di vino e big data è offerto dall’azienda americana Enolytics.com.
L’azienda è stata fondata nel 2016 da Cathy Huyghe, imprenditrice, appassionata di vino e columnist di Forbes.
La Enolytics.com offre alle aziende che operano nel settore vinicolo i razionali, gli strumenti e il supporto necessario a raccogliere dati e correlarli. Obiettivo: “More pleasure. Better business. More satisfied wine lovers.” Un perfetto esempio di vino e big data.

Ma non solo. In una breve intervista del dicembre 2016, Cathy Huyghe spiega anche come Enolytics.com possa far leva sulla conoscenza della sua rete di partner e aziende clienti, per aiutare le aziende stesse a posizionarsi correttamente sul mercato.
Il fine ultimo è far sì che chi produce vino caratterizzi correttamente i tipi di consumatori a cui si rivolge (segmentazione), utilizzando poi lo stile di comunicazione, il linguaggio e gli argomenti più efficaci per ciascun segmento. E questo sulla base della conoscenza estesa del mercato da parte di Enolytics.com.

È probabilmente quest’ultimo il punto in più che Enolytics.com porta rispetto ad altre soluzioni di analytics dei dati applicati al mondo vinicolo, pur trattandosi di piattaforme robuste e scalabili, come, ad esempio, quella proposta da Targit.com.

Vino e big data, algoritmi per la produzione del vino

Qualche anno fa, la società italo-tedesca ORS Group elaborò con la facoltà di Agraria dell’Università di Torino, l’americana Cornell University e l’Istituto Enologico Umberto I di Alba, un algoritmo per ottimizzare la vendemmia, basato sulla raccolta di dati dal territorio di produzione: Algo-Wine.
Una gran massa di informazioni digitalizzate relative a temperatura, luce e tipo di esposizione, disposizione dei filari, precipitazioni, rugiada, vengono raccolte ed elaborate dall’Algo-Wine. In base al tipo di vino da produrre, l’algoritmo indica il momento migliore per raccogliere l’uva, ma guida anche i successivi passaggi di produzione, quali la fermentazione e la pressatura.

Il tutto a vantaggio della qualità del prodotto finale e del contenimento dei costi di produzione.


E gli Open data?

Avere dati affidabili, liberamente accessibili, codificati e strutturati in modo definito e noto e chiaramente connessi ad altri dati, è il sogno di chiunque abbia a che fare con i dati.
Questo sogno si chiama Open Data, purché i dati rispettino le cinque stelle dettate nel 2006 da Tim Berners Lee, il papà del World Wide Web.

A rendere disponibili degli Open Data sono tipicamente organizzazioni pubbliche. In Italia la Pubblica Amministrazione gestisce il portale Dati.gov.it, ma anche diverse regioni fanno la loro parte. Ad esempio la Lombardia ha un portale molto ricco di dati.

Quali obiettivi si pongono questi portali?
Rendere accessibili in modo libero e gratuito dei dati, garantendone la disponibilità, la correttezza e l’aggiornamento, è un supporto formidabile a chi su quei dati può costruire ed offrire servizi a valore aggiunto.
Sarebbe, ad esempio, molto utile avere sul portale Dati.gov.it i dati fondamentali relativi alla produzione, al consumo, all’andamento dei prezzi, e così via, distinti per area geografica, relativi al settore vinicolo. Ahimè, ad oggi non ci sono.


Se altri paesi non stanno meglio, vedi la Francia, ad esempio, a livello europeo c’è da segnalare l’EU Wine Market Data Portal, con dataset come, ad esempio, l’EU-28 Production, human consumption and stocks. Siamo lontani dalle cinque stelle di Berners Lee (i dati sono incastonati in un pdf, invece di essere disponibili come csv e xml) ma, insomma, meglio che niente.

Scritto da:

Pasquale

Mi chiamo Pasquale Petrosino, radici campane, da alcuni anni sulle rive del lago di Lecco, dopo aver lungamente vissuto a Ivrea.
Ho attraversato 40 anni di tecnologia informatica, da quando progettavo hardware maneggiando i primi microprocessori, la memoria si misurava in kByte, e Ethernet era una novità fresca fresca, fino alla comparsa ed esplosione di Internet.
Tre passioni: la Tecnologia, la Matematica per diletto e le mie tre donne: la piccola Luna, Orsella e Valentina.
Potete contattarmi scrivendo a: p.petrosino@inchiostrovirtuale.it