Vini cinesi: una sfida per il futuro
Tradizionalmente i vini migliori sono quelli italiani e francesi. Attenzione ai vini cinesi, però, i quali potrebbero presto comparire anche sulle nostre tavole!

Ma per quale motivo dovremmo preferire i vini cinesi a quelli dei nostri territori, sicuramente più pregiati? La risposta è data dalle intenzioni del governo cinese, il quale si è prefissato l’obiettivo di produrre vini di alta qualità. Ciò dovrebbe portare la Cina, così come è avvenuto in altri settori, a poter competere sul mercato con i Paesi storicamente più forti. Tra le motivazioni di questo desiderio, la crescente domanda di vino da parte dei cinesi, incrementata del 2.600% nei primi dieci anni del nuovo millennio.

Eppure la Cina non ha una grande tradizione in materia di vini. Più che di vendemmia, il Paese asiatico si è sempre distinto per la coltivazione del tè, la quale produce le varietà tra le più pregiate al mondo. In materia di alcolici, invece, il liquore per eccellenza è il baijiu (白酒), un distillato di sorgo con una gradazione alcolica compresa tra 40 e 60.

Uno sguardo ai vigneti cinesi

Per produrre un buon vino non sono sufficienti la qualità dell’uva o l’impegno dei coltivatori, ma occorrono anche un terreno adatto e un clima ideale. Ma queste condizioni esistono anche in Cina?

La produzione di vini cinesi di grande qualità ha portato, nel corso degli anni, a vari esperimenti, tra cui il “vigneto dimostrativo sino-francese“. Questo, guidato dal francese Nicolas Billot-Grima – personaggio di spicco nel mondo vinicolo cinese – e da Li Demei (李德美), ha visto la sua nascita nella provincia di Hebei, a nord di Pechino. Le uve scelte per l’esperimento furono in particolare: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Chardonnay, Marsalean, Merlot, Viognier-Riesling (rispettivamente 75% e 25%) e Petit Manseng.

Sebbene al giorno d’oggi in Cina siano presenti poco più di 500 cantine, il Paese è al secondo posto al mondo per ettari di vigne. Buona parte di queste si estendono nella regione di Ningxia – considerata la più indicata per la produzione dei vini cinesi – nella quale sono ubicate centinaia di aziende. Molto importante è anche la città di Yantai, nella provincia dello Shandong, nella quale, dai vitigni di Merlot e Cabernet Sauvignon, vengono prodotti brandy e spumanti. Nella provincia di Liaoning, tra le più settentrionali della Cina, ci si è invece specializzati sui cosiddetti vini di ghiaccio, a causa delle temperature piuttosto rigide. Altre zone produttive sono le città Tonghua e Taiyuan, situate rispettivamente nelle provincia del Jilin, e dello Shanxi.

Vini cinesi: Vitigni nello Château Changyu nello Shandong
Vitigni nello Château Changyu nello Shandong

E le bottiglie? Le più vendute sono quelle con i marchi: Great Wall (长城葡萄酒), Dinasty e Dragon Seal (龙徽葡萄酒).

Vini cinesi: bottiglie di "Dragon Seal"
Bottiglie di vino ”Dragon Seal”

Difficoltà per i vini cinesi

In Cina si sta dunque lavorando per far sì che i vini cinesi trovino sempre più posto sulle tavole nazionali e internazionali. Tuttavia gli ostacoli da superare sono ancora numerosi.

Per cominciare bisogna tenere conto della reputazione dei vini cinesi. Dal punto della qualità, vi fidereste maggiormente di uno di questi o di uno francese? In ottica internazionale si tratta di un aspetto da non trascurare.

In secondo luogo occorre ricordare l’assenza di cultura del vino in Cina. Eppure il Paese asiatico ne produceva già oltre 2.000 anni fa, con vitigni situati nella regione dello Xinjiang. Tuttavia, con il passare dei secoli, la produzione di vino venne soppiantata in favore del già citato baijiu. Fu solo grazie ai contatti europei, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, che si ricominciò a produrne anche in Cina.

La scarsa tradizione, dunque, rappresenta una difficoltà in ottica nazionale. Molti cinesi, infatti, preferiscono bere i super alcolici a cui sono abituati, piuttosto che una bevanda “esotica”. Questa, tra l’altro, potrebbero non averla nemmeno mai provata, poiché i prezzi elevati delle bottiglie non sono accessibili per molti cinesi.

L’ultimo ostacolo da superare è quello relativo agli abbinamenti. L’accostamento tra i vini cinesi e il cibo locale, dai gusti molto diversi dai nostri, non appare infatti ottimale. La produzione dei vini, quindi, deve tenere conto anche dei pasti ai quali verranno accompagnati.


A proposito, in questo vecchio articolo avevo parlato della “quattro scuole” della cucina cinese.


Solo il tempo ci potrà dire se i vini cinesi riusciranno a competere con quelli italiani e francesi. Chissà, magari un giorno arriveremo anche a preferirli a questi ultimi. In ogni caso sono arrivato al momento dei saluti: alla prossima!

Scritto da:

Mauro Bruno

Classe 1986. All'università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it