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Il Mojito è il cocktail estivo per eccellenza, ma quanti fra voi ne conoscono la ricetta originale e la storia? Questa volta il “viaggio” che vi propongo sarà attraverso i sapori e le tradizioni… e qualche leggenda, come sempre. Preparate i bicchieri!

My mojito in La Bodeguita – My daiquiri in El Floridita.
Ernest Hemingway

Non è un caso se ho inserito fin da subito questa citazione: quando si parla di “cocktail”, “rum” e “Cuba” l’associazione ad Hemingway è immediata. Lo scrittore era innamorato dell’isola caraibica, dove soggiornò a più riprese tra i primi anni Trenta del Novecento e successivamente negli anni Cinquanta, quando si trattenne a L’Avana per un paio di anni per la stesura de “Il vecchio e il mare” (opera che gli valse il premio Pulitzer nel 1953 ed il premio Nobel nel 1954, N.d.A.).

mojito la boteguita havana
My mojito in La Bodeguita – My daiquiri in El Floridita.

Personaggio sorprendente, conosciuto tanto per le sue doti letterarie quanto per quelle di bevitore (soffriva infatti di epatite), Ernest era solito consumare il suo mojito “speciale” (preparato con una miscela di rum bianco e rum scuro) a La Boteguita del Medio. Apprezzava talmente tanto il cocktail proposto dal bartender Angel Martinez, a suo dire bravissimo nell’ottenere la giusta miscelazione, da lasciare quella che può essere considerata un’antenata delle recensioni del moderno tripadvisor, visibile tuttora nel locale.

È anche grazie alle sue parole se mojito e daiquiri sono diventati famosi oltre i confini di Cuba, dove sono “nati“.

L’origine del nome

Come al solito le ipotesi sono varie e… decisamente pittoresche.

Secondo alcuni, il nome sarebbe legato al “mojo“, un condimento tipico della cucina cubana a base di aglio (o cipolle) ed agrumi (in particolare le arance amare, ma anche il lime), a cui vengono aggiunti olio di oliva e spezie (cumino, coriandolo, origano e pepe). Questa citronette viene utilizzata soprattutto per marinare, o semplicemente per condire frutti di mare, verdure e carne di maiale. Il termine mojo viene dal portoghese “molho“, che significa “salsa” (che fantasia, vero?).

Un’altra teoria lo lega alla traduzione della parola spagnola “mojadito“, che significa “umido” e potrebbe essere correlato alla condensa che si forma sul bicchiere, data dalla bassa temperatura del cocktail.

L’ipotesi meno attendibile, ma che paradossalmente pare la più sensata, fa risalire l’etimologia della parola al termine voodoo “mojo“, inteso come “incantesimo“. Pensandoci bene, chi non viene un po’ stregato da questa bevanda estiva?

El Draque, l’antenato del Mojito

L’altro nome che viene sempre associato al mojito è quello del pirata Sir Francis Drake.

mojito - Francis Drake
Un ritratto di Sir Francis Drake

Nel XVI secolo per assalire navi, depredare le coste e trafficare gli schiavi ci voleva fegato, in tutti i sensi, e pazienza se poi te lo giocavi in pochi anni a causa dei superalcoolici. Il “coraggio liquido” sulle navi di Drake, baronetto della corona inglese dai trascorsi non proprio esemplari, si chiamava El Draque, dal nome spagnolo del famoso pirata.

Alcuni dicono che questa bevanda sia stata ideata da sir Drake in persona durante l’assedio de L’Avana nel 1586. La verità è che si trattò semplicemente di un rimedio “medico” nato per caso e pensato per garantire la salubrità dell’acqua conservata a bordo delle navi. Non era infatti inusuale che l’acqua venisse mescolata all’alcool per aumentarne il tempo di conservazione.

Come una medicina…
mojito hierbabuena
Hierba Buena, ovvero la Mentha spicata

Nel caso di Drake, dovendo necessariamente reperire gli ingredienti in “zona“, l’alcool utilizzato era senza dubbio aguardiente de cana, un’acquavite distillata dalla canna da zucchero, a cui lui aggiunse lime e foglie di Hierba buena (nome cubano della nostra Mentha spicata, dal sapore leggermente più piccante della menta piperita).

Il “colpo di genio” fu, per l’appunto, utilizzare una pianta dalle proprietà antisettiche ed antispasmodiche, ottima per contrastare la dissenteria (“cura” che però non fu sufficiente allo stesso sir Drake, che morì nel 1596 proprio per quella) ed il lime che, grazie alla vitamina C, contrastava un’altra malattia tipica dei marinai: lo scorbuto.

Questo punch a base di rum con infusione di menta veniva chiamato, appunto, El Draque, o Draquecito, e riscosse fin da subito un grande successo, soprattutto tra i corsari.
In alcuni documenti dell’800 reperiti nelle varie isole caraibiche, il draquecito viene talvolta citato anche come rimedio medicinale per il colera.

Dal Draquecito al Mojito moderno

mojito limeIl Mojito come lo conosciamo oggi comparve nella seconda metà dell’Ottocento con la nascita del vero rum, quando cioè Don Facundo Bacardi y Massó, fondatore dell’omonima distilleria, perfezionò le tecniche di distillazione della canna da zucchero e ne migliorò l’invecchiamento (in botti di quercia americana).

Stando ad alcuni scritti, pare che nel 1910 all’Havana, nel bar “La Concha” dell’Hotel Balneario, un certo Rogelio creò la sua ricetta di punch sostituendo la menta con l’Angostura e battezzando la nuova creazione come “La Concha Mojito”, i cui ingredienti erano rum cubano, succo di limone, zucchero grezzo, soda e l’amaro Angostura. Il bitter Angostura era stato creato come rimedio medicinale e vien quindi da pensare che l’autore di questo drink si sia ispirato al draquecito, sostituendo l’ingrediente “medicinale” antico con uno più moderno, per offrire ai clienti una sorta di drink digestivo.

I Cantineros
mojito ricetta cantineros
La ricetta completa del 1936, così come indicata nel libro di Sloppy Joe’s

Nei vent’anni successivi, grazie anche al proibizionismo, Cuba diventò la meta preferita dai vari vip americani per bere alcolici e fare vita mondana. In quel periodo nacque la prima associazione di barman al mondo, i Cantineros de Cuba. Nelle pubblicazioni annuali del Manuale dei Cantineros, essenzialmente un libro di ricette, il termine Mojito cominciò ad essere utilizzato per definire di base quello che fino a pochi anni prima era noto come draquecito.

L’apice della notorietà del Mojito arrivò infine negli anni Quaranta grazie ad Attilio De La Fuente, primo proprietario e barman de La Boteguita del Medio, ed al già citato Angel Martinez, che rilevò il locale nel 1942.
La ricetta legata a questi due nomi impone nell’ordine: il succo di mezzo lime, zucchero di canna raffinato (2 cucchiani), hierbabuena (10 foglie), rum (13/4 oz), ghiaccio pestato ed acqua gassata fino a fine bicchiere.

Ah, La Boteguita è tuttora aperta a l’Avana. Nel caso vi capitasse di fare un viaggio a Cuba, vi consiglio di andarci.

Ricetta e preparazione

Come ormai avrete capito, gli ingredienti per il Mojito originale sono:

  • succo di mezzo lime fresco (circa 2/3 cl)
  • 2 cucchiaini di zucchero di canna bianco (ossia raffinato)
  • da 4 a 7 cl di rum a seconda dell’utilizzo (pre-dinner, after dinner, long drink)
  • 6 rametti di hierba buena (o la nostra menta nella varietà spicata)
  • acqua gasata (o soda)

Come si prepara:

Classic Mojito
Il Mojito come dovrebbe essere servito

In un tumbler alto si mettono, nell’ordine: zucchero, menta e succo di lime. Mentre questi tre ingredienti si amalgamano si prepara il ghiaccio pestato, ossia rotto in maniera grossolana (nota bene: NON si utilizza quello tritato, poiché si scioglie velocemente ed annacqua inutilmente il drink). Dopo aver riempito il bicchiere di ghiaccio si versa il rum nella quantità desiderata e si termina col topping di acqua o soda (ossia si aggiunge fino a colmare il bicchiere).

A questo punto col barspoon (il cucchiaio dal manico lungo apposito per la preparazione dei cocktail) si mescola dal basso verso l’alto, con l’intento di far salire a galla le foglie di menta.
Uno degli “errori” più comuni è pestare la menta, insieme allo zucchero, sul fondo del bicchiere, credendo erroneamente di sprigionarne al meglio l’essenza. Così facendo in realtà si ottiene un mint julep al rum.

Altre versioni

Come tutti i cocktail, anche il Mojito si è prestato nel tempo a variazioni, sulla base spesso della fantasia dei barman o della moda del momento. Ecco una carrellata delle principali:

Mojito “sbagliato” (o pestato): si tratta della versione più comune in Europa. Si prepara schiacciando sul fondo del bicchiere mezzo lime tagliato in 4 spicchi, zucchero grezzo e foglie di menta, cui si aggiungono poi ghiaccio tritato e rum.

“Baxeichito”: nato a Genova a fine anni ’90, su idea di Gigi Picetti, gestore de l’Ostaja, si basa sulla stessa formula del mojito sbagliato, sostituendo il basilico (rigorosamente ligure DOP) alla menta. Le foglie di baxeicou (nome autoctono del basilico) vengono strofinate, facendo attenzione a non “strapparle“.

“Virgin” Mojito: la versione “analcoolica“, che prevede l’eliminazione completa del rum.

“Black” Mojito: si sostituisce il rum con un liquore alla liquirizia

Mojito “Fidel”: viene utilizzata la birra al posto dell’acqua (o soda)

Ed infine… una curiosità!

Nel film del 2002 Die Another Day (in italiano, “La morte può attendere”) un certo James Bond, interpretato da Pierce Brosnan, offre un mojito ad una Jinx Johnson (con il fascino di Halle Berry) appena emersa dalle acque come una splendida sirena.

Qui di seguito la scena:

Anche questa è “promozione”…


Mi raccomando: il mojito è un ottimo drink, fresco e dissetante, perfetto per le calde giornate estive, ma… bevete responsabilmente!

Al prossimo “viaggio”
Annalisa A.

Scritto da:

Annalisa Ardesi

Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
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