Poco raccomandabile

The width of a circle

La fortuna di essere stati contemporanei di David Bowie. Sì, perché – parliamoci chiaramente – artisti più incisivi di lui non ce ne sono stati e non ce ne saranno mai più. Ha molto semplicemente ricoperto un ruolo determinante non solo per la scena musicale, ma anche per la società, per il modo di concepire e parlare di determinati argomenti, fino a ridefinirne i concetti. Fondamentale.
Prendiamo, per esempio, il suo terzo album, The Man Who Sold the World, pubblicato nel 1970. È da considerare, senza se e senza ma, un’autentica rivoluzione per il suono e la concezione compositiva d’avanguardia, tant’è che in tantissimi si ispireranno a questo lavoro.
È un viaggio musicale sospeso tra un hard rock vigoroso e riferimenti indefinibili, tanto autobiografici quanto sfuggenti. Le tematiche affrontate sono quelle più profonde e ricorrenti nell’intera opera di Bowie: isolamento, pazzia, falsi guru, totalitarismi, sdoppiamento di personalità e ambiguità sessuale. Un’ambiguità che Bowie ci suggerisce senza nemmeno ascoltare il disco: basta osservarne la copertina.

Ma chi è l’uomo che ha venduto il mondo? Il protagonista della storia è un tizio che ha perso il controllo nei confronti della realtà. Uno chiunque di noi. E a perdere il controllo della realtà si rischia seriamente di dimenticare chi siamo, di adattarci alla maschera che indossiamo solo perché la società ci conosce così e crediamo che sia questo l’unico modo per farne parte, che solo vendendo il nostro mondo, il nostro modo di essere, potremmo essere accettati.
Chiunque abbia mentito a se stesso, chiunque abbia tratto vantaggio dall’essere scambiato per qualcun altro, chiunque si sia creato un personaggio, un mondo a parte per ottenere successo, può essere considerato l’uomo che ha venduto il mondo.

Per molti versi, è quello che accade al protagonista di Poco raccomandabile, un graphic novel scritto e disegnato da Chloé Cruchaudet. È stato pubblicato in Francia da Éditions Delcourt, nel 2013, ed edito in Italia da Coconino Press, nel 2014. La traduzione è a cura di Francesca Scala.
Poco raccomandabile è tratto dal romanzo La garçonne et l’assassin, di Fabrice Virgili e Danièle Voldman, a sua volta ispirato dalla storia vera di Paul Grappe.
L’autrice si prende l’agio di modificare qualche dettaglio, oltre al finale della storia, ma senza cambiare la sostanza di una vicenda scomoda e complessa – quella dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale – che si ripete ancora oggi sotto forme diverse. Le stesse resistenze culturali oggi, come durante la Grande Guerra, periodo in cui sono ambientati i fatti.

Running gun blues

Poco raccomandabile si apre con la vestizione di un giudice che si accomoda in una solenne aula di tribunale. Il suo compito è quello di fare chiarezza su un episodio del tutto singolare che vede coinvolti una coppia di giovani, Paul Grappe e Louise Landy. Il giudice, dopo averne dichiarato le generalità, ordina la ricostruzione dei fatti, ed è qui che il lettore assiste a un prodigioso flashback che coprirà per lo più l’intero racconto.

Sul finire di una Belle Époque parigina, Paul e Louise sono due ragazzi come tanti. Sono entrambi di umili origini, ma a loro basta poco per essere felici: una serata a ballare e una gita in barca per innamorarsi. Il matrimonio è inevitabile e i due sigillano con un bacio i loro sentimenti sinceri, con la promessa di non lasciarsi mai.
Senza neppure aver quasi pronunciato il fatidico
Sì, lo voglio, Paul è chiamato per la leva obbligatoria. Ci mette poco a distinguersi per tenacia e partecipazione, diventando caporale. Ma il suo proposito di tornare il prima possibile da Louise viene demolito alla svelta: la Grande Guerra è alle porte e non viene risparmiato nessun giovane.

Distruzione, morte, bombe, miseria, degrado. E poi lei, la trincea: un’angoscia fatta di cunicoli, sangue e fango. Ci sono atrocità che spezzano anche l’animo più valoroso, perché combattere è un’altra cosa rispetto all’addestramento. Ed è vero che, delle volte, la realtà supera l’immaginazione se una granata fa esplodere la testa di Marcel, soldato semplice, proprio accanto a Paul. Un folle dialogo con il cadavere lo convince a cercare una via di fuga: mutilandosi il dito indice con un coltellino, ottiene di essere ricoverato nell’ospedale militare.
La speranza di Paul è quella di essere rispedito a casa dalla sua Louise, evitando la guerra. Ma il colonnello subodora velocemente aria di truffa e impiega esattamente mezzo secondo a rispedirlo in trincea.

Non rimane che fuggire, disertare. Via. Finalmente libero. Di nuovo con la sua bella. Paul, però, non può che rimanere nascosto, anche perché, per i disertori, era prevista la fucilazione.
La pesantezza di sopravvivere
segregato in una stanza, in una città come Parigi, e in attesa del ritorno di Louise da lavoro, si farà sentire presto. L’umore è altalenante e, dopo una lite, si infila un vestito della moglie con il desiderio di andare a bere qualcosa. Complice un po’ il buio della notte, questo avventatissimo travestimento riesce.
E allora perché non sfruttare questa opportunità? È così che Paul diventa
Suzanne: grazie a un extreme makeover supervisionato da Louise, potrà lavorare anche lui come sarta in modo da arrotondare lo stipendio. Cosa più importante, eviterà di impazzire rinchiuso tra quattro mura.
C’è da dire che Paul si trova davvero a suo agio in queste nuove vesti: ora ha delle amiche, qualche soldo in più, la libertà di camminare per strada. Una libertà – troppa, forse – che lo porterà a modificare anche qualche abitudine più intima, nel momento in cui farà la conoscenza del Bois de Boulogne, teatro di orge, ritrovo di prostitute, libertini e borghesi in cerca del brivido della trasgressione nella Parigi degli anni ’20.

Questo è il vero punto di partenza di Poco raccomandabile, della definitiva trasformazione di Paul in Suzanne e del rapporto con Louise. Tutto si complicherà, anche se nel frattempo arriva l’amnistia. Vi lascio il piacere di scoprire il resto del racconto.

She shook me cold

Lo stile di Poco raccomandabile si accorda esteticamente con il secondo decennio del secolo scorso.

La narrazione della Cruchaudet si alimenta di forti contrasti: delicata e intima, riesce a diventare velocemente dura, scabrosa, esplicita. Proprio per questa sua caratteristica, genera energia. Mai scontata, semplicistica, melliflua o prolissa, l’autrice raggiunge un perfetto equilibrio grazie a un’opera di sottrazione che esalta la potenza comunicativa della narrazione visiva. Tutto ciò accompagnato da un tratto leggero e intermittente, un disegno malinconico che si fa portatore del sentimento più profondo delle vicende umane, di quella nostalgia e dispiacere che talvolta si fa tanto fatica a dimenticare.

Lo spazio è bianco lattiginoso, su cui le vignette – prive di una rigida gabbia che le incaselli – si succedono liquide. Gli elementi si fondono nel bianco della pagina, si sovrappongono e si mischiano senza limitazioni.

I colori sono pochi ed essenziali: domina il bianco e nero, spezzati dal rosso vivido.
Nell’uso del rosso convergono molti significati di questo graphic novel, solo in parte espressi dal punto di vista narrativo. Questo colore appartiene inizialmente a Louise, espressione della sua femminilità (vestiti, smalto, rossetto, borsellino) ma è anche il colore del sangue, delle atrocità della guerra, mondo esclusivamente maschile. Poi il rosso si trasferisce progressivamente a Paul nel suo processo di appropriazione di una femminilità che è sempre più interiore. Il colore scompare quando la coppia torna alla normalità, ma ricompare negli incubi e nelle fantasie di Paul, per poi, infine, tornare – sbiadito – nel vestito che Paul indossa per ritrovare la parte femminile perduta.
È nel rosso che, quindi, si realizza il
transfert di sessualità e il capovolgimento di ruoli nella coppia, che innesca il conflitto quando Paul arriva a desiderare la femminilità di Louise. Infatti, nel corso di Poco raccomandabile, i ruoli si invertono, e ben presto Louise vestirà solo di grigio, mentre gli occhi del lettore verranno significativamente attirati dal vestito rosso sgargiante di Suzanne.

Non dimentichiamoci di quel nero di fuliggine che avvolge le vignette delle tragiche scene di lotta, schiacciandone i bordi, seppellendole, quasi fosse carbone. La guerra, per la Cruchaudet, è un insieme di tavole scure, è la sporcizia delle trincee, un soldato che invoca la madre, lo sparo che fa esplodere il cranio di un soldato e, soprattutto, è la follia raccapricciante dei guerrieri risparmiati dalla morte. La guerra è il trauma che guiderà la vita di Paul fino all’ultima pagina, dipinta solo di un denso nero che predomina sulle tavole, di un grigio scuro che lo accompagna e del rosso del sangue dei cadaveri che cadono negli scontri.


After all

Poco raccomandabile è un libro che in ogni suo elemento parla di diserzione, non unicamente nella sua accezione bellica, ma in senso più ampio: fuga dalle costrizioni sociali, rottura di schemi e di ruoli. Un’intima esigenza dell’essere umano.

La trasformazione di Paul è l’aspetto centrale della narrazione. La circostanza generatrice è la guerra che mostra l’idiozia dell’esempio di mascolinità dell’uomo militare: l’assurda convinzione che virilità e patriottismo rappresentino le caratteristiche salienti per vincere, quando nelle trincee accade puntualmente il contrario.
E il protagonista inizierà un percorso dove la contrapposizione canonica tra generi sessuali perderà in fretta senso. Il travestimento non è qualcosa che sfiorerà Paul solo in superficie, ma lo cambierà dal profondo. Sì, perché Paul non impersona semplicemente Suzanne: lui è Suzanne. Non è sufficiente considerare Paul come un uomo e Suzanne come la sua controparte femminile, perché Suzanne è donna e uomo contemporaneamente; non sussiste la componente omosessuale o eterosessuale, perché Suzanne si muove in un continuum che trascende le due dimensioni, giungendo ad amare ardentemente ogni genere, in ogni modo, con imparziale intensità.

Paul è vittima fisica ma soprattutto psicologica della guerra, delle mostruosità del fronte, degli intollerabili vincoli sociali e dell’incertezza esistenziale. È la raffigurazione della fugacità e dell’inconsistenza delle barriere di genere, delle etichette che fermano e circoscrivono severamente gli aspetti del mondo reale.

Poco raccomandabile è certamente una storia di guerra, amore e crescita interiore quanto è anche una denuncia alle stigmatizzazioni della società, rappresentando personaggi inconsueti e proponendo la loro assoluta razionalità rispetto a un contesto a modo, una Francia benpensante, civile ed egalitaria.
Alle rigide suddivisioni in corretto/sbagliato, donna/uomo, eroe/disertore, la Cruchaudet oppone tutta la complessità delle sfumature intermedie: il lettore, a differenza della società parigina, non può giudicare Paul per essere fuggito dalla guerra, non può pretendere di collocarlo in una categoria di genere, non può determinare le sue preferenze sessuali; proprio come non può farlo con Louise, che passa dall’essere una classica ragazza francese perfettamente integrata nel suo ambiente a proteggere un marito disertore, fino a sostenere l’alterazione in donna e a seguirlo nel Bois.
Ecco, quindi, che la meravigliosa immagine di copertina ha un immenso valore: due persone abbracciate non sono più solamente un uomo e una donna, ma uomo e donna unitamente; eterosessuali quanto basta, sposati e adulteri, un po’ innamorati e un po’ no, né giusti né sbagliati.

La lettura di questo gioiello non è assolutamente poco raccomandabile.

poco raccomandabile

Scritto da:

Annamaria Marraffa

Hai presente quelle tipe total black, dai capelli rossi? Immaginami estasiata tra dischi, fumetti, film, serie TV, libri, violoncelli. Tra citazioni e suoni, ti farò compagnia, con una tavola di Magnus e una canzone di Fiumani.