Vittoriale - il complesso monumentale

Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri… Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. E la luce calda mi fa sospirare verso quella di Roma. Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il “Notturno“.
Da lettera alla (ex) moglie Maria, febbraio 1921.

Lo so, è bastata la citazione nel titolo e avete subito riconosciuto il soggetto di questo articolo: è stato poeta, scrittore, giornalista, amante delle belle arti (e delle belle donne, ndA), ma anche Eroe d’Italia, decorato con 6 medaglie al Valor Militare, Lanciere, Bersagliere, Ardito e Generale dell’Aeronautica, titolato infine Principe di Montenevoso.

Personaggio controverso, mai amato completamente, poiché chi ne ha apprezzato l’arte non ha spesso gradito le sue ingerenze politiche e militari. E viceversa, l’ammirazione nata dal suo “genio” da stratega, mal si è sposata con i suoi scritti di prosa e, soprattutto, di poesia.

Tutte nozioni che, sicuramente, vi hanno fatto studiare a scuola, insieme ai vari componimenti, ai suoi scritti, alla sua storia personale, alle sue “campagne militari” (leggasi Fiume, volo su Vienna, beffa di Buccari…). Senza ombra di dubbio nulla che io potrei scrivere, riassunto in poche righe, gli renderebbe adeguata giustizia, perché, piaccia o meno, Gabriele d’Annunzio è stato un grande ed ha fatto la storia, nella letteratura e nella politica italiane.

“Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio.”

Il Vittoriale… degli italiani

Col viaggio di oggi desidero dunque parlare, più che della sua persona, della sua ultima residenza. O meglio, della “nostra” dato che, molti anni prima di morire, il Vate aveva già predisposto tutto affinché ogni pietruzza fosse donata agli italiani ed alla sua Patria amata:

“Non soltanto ogni casa da me arredata, non soltanto ogni stanza da me studiosamente composta, ma ogni oggetto da me scelto e raccolto nelle diverse età della mia vita, fu sempre per me un modo di espressione, fu sempre per me un modo di rivelazione spirituale, come un qualunque dei miei poemi, come un qualunque dei miei drammi, come un qualunque mio atto politico o militare, come una qualunque mia testimonianza di dritta e invitta fede.
Perciò ardisco offrire al popolo italiano tutto quel che mi rimane e tutto quel che da oggi io sia per acquistare e per aumentare col mio rinnovato lavoro, non pingue retaggio di ricchezza inerte ma nudo retaggio di immortale spirito”.

… omissis

“Tutto qui è dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore.
Come la morte darà la mia salma all’Italia amata, così mi sia concesso preservare il meglio della mia vita in questa offerta all’Italia amata”.
Dall’Atto di Donazione del Vittoriale agli Italiani, 22 dicembre 1923, poi ribadito e perfezionato il 7 settembre 1930.

Il tour che ho in mente sarebbe certo gradito a d’Annunzio, dato che segue le citazioni, sue o di altri, con le quali lui stesso ha deciso di abbellire ogni singola parte della sua abitazione.

“Chiedo a te l’ossatura architettonica, ma mi riserbo l’addobbo… Desidero di inventare i luoghi dove vivo”.
Da lettera all’architetto Gian Carlo Maroni, giugno 1926.

Pronti a tracciare le orme del Vate? Via!

Base della Fontana all’Ingresso Monumentale

1. All’ingresso monumentale, sulla fontana: Dentro da questa triplice cerchia di mura, ove tradotto è già in pietre vive quel libro religioso ch’io mi pensai preposto ai riti della patria e dei vincitori latini chiamato Il Vittoriale – da un passo di “Libro segreto”, ultima sua opera.

2. Sulla facciata della casa, denominata Prioria, uno stemma araldico con levriere: Né più fermo né più fedele. Perché proprio un levriere? D’Annunzio adorava i cani ed allevava alani e levrieri. Tutti i suoi compagni a quattro zampe sono seppelliti in un apposito cimitero all’interno del parco, ognuno di loro ha una propria lapide col nome ed una poesia dedicata. Se visitate il Vittoriale i cani sono bene accetti, solo se accompagnati da padroni educati.

“Clausura, fin che s’apra – Silentium, fin che parli.”

3. Sul battente della porta del pronao: Clausura, fin che s’apra – Silentium, fin che parli. Bisogna riconoscergli almeno un po’ d’ironia.

4. Sopra lo specchio del camino, nella Stanza del Mascheraio: Al visitatore – Teco porti lo specchio di Narciso? – Questo è piombato vetro, o mascheraio .- Aggiusta le tue maschere al tuo viso – ma pensa che sei vetro contro acciaio. – Versi composti per la visita di Mussolini, maggio 1925. Leggenda narra che lo fece attendere oltre due ore seduto su uno scranno scomodissimo e, conoscendo il livello della sua autostima, un po’ ci si crede. Un po’ meno se si considera che, al tempo, Mussolini era già in grande ascesa e non aveva bisogno dell’approvazione del Vate, non dopo la marcia su Roma.

Vittoriale: Stanza della Leda
Stanza della Leda

5. Sulla porta della camera da letto, detta Stanza della Leda: Genio et voluptati. Il poeta era, manco a dirlo, un grande seduttore. Più che per l’aspetto conquistava con l’intelletto e la parlantina.

6. Sulla stessa porta, ma dall’interno: Per un dixir. Per un solo desiderio. Quale fra i tanti e perversi non ci è dato saperlo.

7. Sul soffitto della stanza, l’intero componimento di Dante: Tre donne intorno al cor mi son venute. Non ve lo riporto per intero, perché è lunghetto, ma se volete leggerne i versi, un clic qui.

Bagno Blu

8. Sul soffitto del Bagno Blu: Ottima è l’acqua. Teneva in gran considerazione l’acqua, molto più del vino, che beveva raramente. Pare strano per un dissoluto, amante della buona cucina, eppure… beveva acqua. Che spreco, dico io.

9. Sui tessuti “vaiati” che rivestono le pareti del Corridoio della Via Crucis: Pax et bonum – malum et pax. Ricevere il male ed essere in pace. Contento lui…

10. Sulla trabeazione lungo le pareti della Sala delle Reliquie: Tutti gli idoli adombrano il Dio vivo – Tutte le fedi attestan l’uomo eterno. Non era religioso in senso stretto del termine: secondo d’Annunzio la vera sfida per l’uomo era superare i vincoli imposti dalla natura. Diventare immortali superando i limiti mortali, in poche parole.

11. Sul grande arazzo appeso alla travatura della medesima stanza: Cinque le dita, cinque le peccata. Pare superfluo dirlo, ma per chi non lo sapesse, dai sette peccati capitali d’Annunzio aveva tolto la lussuria e l’avarizia.

Vittoriale: Officina
Officina

12. L’architrave dello studio, detto Officina: hoc opus hic labor est, da l’Eneide, Virgilio. Una curiosità: per accedere a questa stanza, bisogna salire tre gradini e chinare la testa per passare sotto l’architrave, costruita appositamente più bassa, in un gesto di omaggio al luogo di nascita dell’arte. Alcuni dicono che fosse più un inchino rivolto alla sua persona, abilmente camuffato con una motivazione lirica, ma pur riconoscendogli un ego smisurato, è certo che D’Annunzio avesse una venerazione profonda per ogni forma d’arte e il Vittoriale stesso, con tutte le sue collezioni, ne è la prova lampante.

13. Sull’architrave della porta della sala in cui sbrigava la corrispondenza, detta Scrittoio del Monco, c’è una scultura di una mano sinistra tagliata e scuoiata con il motto: Recisa quiescit. Scelta macabra e lugubre, ma a sentir lui era “monco”, non volendo o potendo (più la prima) rispondere alle molte lettere, in maggioranza di creditori.

Vittoriale: scrittoio del monco
Scrittoio del Monco

14. Sempre in quella stessa sala, sull’architrave degli scaffali, quattro frasi di Leonardo da Vinci:
E chi non ha sepoltura è coperto dal cielo.
– Acciocché tu più cose possa più ne sostieni.
– Se tu vuoi che la tua casa ti paia grandissima, pensa del sepolcro.
– Niuna casa è si piccola che non la faccia grande uno magnifico abitatore.

15. Ancora, sul soffitto: Tuerto y derecho e Todo es nada, motti spagnoli.

16. Nei giardini, su una architrave in pietra poco prima dell’Arengo: Rosam cape, spinam cave.

17. Sulla Vittoria in bronzo, nell’Arengo: Et haec spinas amat Victoria.

Vittoriale: Ingresso dell'hangar MAS
Ingresso dell’hangar

18. All’esterno dell’hangar che ospita il MAS 96, nei pressi del Mausoleo: Memento audere semper, “ricordati di osare sempre”, motto dannunziano per eccellenza, creato dall’acronimo del MAS stesso (che in origine è “motoscafo anti-sommergibile”)

Il Vittoriale va visitato, e non aggiungo altro.
Vittoriale: Capitello d'ingresso
“Io ho quel che ho donato”

L’investimento è minimo, il prezzo per il tour completo di Parco monumentale, musei d’Annunzio Segreto e d’Annunzio Eroe, visita della Casa, rigorosamente accompagnati dalla guida, è di massimo 16 euro. Soldi ben investiti, se si considera che finiranno nelle casse della Fondazione Culturale “Il Vittoriale degli Italiani”, costituita dallo stesso Poeta il 17 luglio 1937, che gestisce il Museo, privatizzato dal 2010 e quindi senza alcun finanziamento statale.
Pensate solo ai numeri della biblioteca: 33.000 (33mila) volumi che, secondo le sue stesse parole:

“E qui non a impolverarsi ma a vivere son collocati i miei libri di studio, in così grande numero e di tanto pregio, che superano forse ogni altra biblioteca di solitario studioso”.
Ancora, dall’Atto di Donazione del Vittoriale agli Italiani.

D’Annunzio fu il prototipo dell’accumulatore seriale. Non stupitevi dunque di trovare una mole di oggetti che, ad una prima impressione, sembrano un ammasso di paccottiglie. Durante la visita si fa davvero fatica ad abbracciare tutta la sua collezione che, ricordo, comprende pure un teatro, un aereo Ansaldo, un motoscafo MAS e un pezzo della nave Puglia. Robetta, insomma.

A sormontare la fontana all’ingresso una coppia di cornucopie e un timpano recano uno dei pensieri più importanti di Gabriele d’Annunzio, “Io ho quel che ho donato” ed io considero il dono del Vittoriale come la più gradita, e celebre, delle sue opere.

Al prossimo viaggio!

Annalisa

Postilla: Le “sacre” costole del Vate

Posso affermare che d’Annunzio è stato seppellito, nel Mausoleo del Vittoriale, integro e completo di tutte le sue ossa, costole incluse. Che questa sia una leggenda è presto dimostrato: anzitutto nessun medico si sarebbe prestato ad un intervento del genere, per i troppi rischi pre, durante, ma soprattutto post operatori.

Vittorial: il Mausoleo
Mausoleo del Vittoriale

Aveva inoltre troppe donne al seguito: sapeva affascinare nonostante l’aspetto esile e gracilino. A me non sarebbe piaciuto, eppure la lista delle sue amanti è infinita. De gustibus.

La francese Amélie Mazoyer, una delle sue cameriere, aveva espressamente due compiti al Vittoriale: procurargli le donne e usare la sua ”bocca meravigliosa” e la sua “mano donatrice d’oblio” (parole dello stesso d’Annunzio). Che fosse discretamente perverso non ci sono dubbi, ma anche le sue donne erano pronte a tutto, pur di compiacerlo.

Infine, e questa è la motivazione che ritengo più forte, per quale motivo un narcisista pieno di sé avrebbe dovuto martoriarsi il corpo per avvalersi dell’autoerotismo, una pratica che, oltretutto, non avrebbe rappresentato la sua grandezza, ma la sua solitudine?

Memento audere semper, sì, ma fino ad un certo punto.

Scritto da:

Annalisa Ardesi

Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
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