Donne indigene peruviane

Prosegue la collaborazione con Eco Internazionale

Ancora una volta, per la collaborazione con Eco Internazionale, diamo spazio ad un episodio di violazione dei diritti umani che non ha ancora trovato giustizia. Decidiamo quindi di spostarci in Perù, nell’ultimo decennio del ‘900, per parlare del programma di sterilizzazioni forzate messo in atto dal presidente Fujimori, che coinvolse più di 350 mila donne e 25 mila uomini. Una barbarie, questa, di cui troppe poche persone sono a conoscenza. Ecco perché vi consigliamo di non perdere questo articolo di Francesca Rao. Buona lettura!

Un articolo di Francesca Rao

In Perù, il presidente Fujimori, in carica dal 1990 al 2000, mise in atto un programma di sterilizzazioni forzate nei confronti d’indigeni, appartenenti alle etnie quechua e aymara, in nome di un «piano di salute pubblica».

Durante la Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo, tenutasi al Cairo nel 1994, Fujimori giustificò il programma di sterilizzazione come un aiuto del governo cui le donne avrebbero fatto ricorso volontariamente, utile come metodo anticoncezionale per tutte quelle donne in difficoltà che non avrebbero potuto ricorrere ad altri metodi. Il messaggio lanciato alla conferenza, fu accolto da molti gruppi femministi e associazioni per i diritti umani positivamente, poiché sembrava essere un piano di controllo delle nascite regolare e rivolto alla tutela delle donne più bisognose.

Il programma di sterilizzazione si rivelò un vero e proprio caso di propaganda di false informazioni rispetto ai metodi di contraccezione, nella quale la sterilizzazione veniva presentata come l’unica ipotesi possibile. Tale campagna, non a caso, si rivolse alle donne di origine indigena quechua e aymara, spesso incapaci di leggere e scrivere o incapaci di comprendere lo spagnolo, oltre che spaventate e minacciate dal personale medico, che secondo varie testimonianze veniva incoraggiato economicamente.

Presentato il 28 luglio 1995, il piano fu principalmente finanziato da fondi dell’USAID, della Nippon Foundation, e, più tardi, del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.


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