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Ognuno di noi ha un vissuto diverso, a maggior ragione in occasioni “pubbliche” qual è, ad esempio, il Carnevale.

Per questo abbiamo pensato di raccogliere, in questo articolo, una sequenza di personalissime esperienze di alcuni Inchiostrati: Carnevale e Maschere dal nostro punto di vista. Taluni lo amano, altri lo odiano, per altri è solo una ghiotta occasione o ancora… spunto di riflessione.

Siamo sempre noi, anche a Carnevale!
Buon divertimento!


Siamo tutte un po’ principesse – Serena

Maschere - foto da bambina_carnevale
Più blu degli ometti blu!

Il Carnevale per me, da bambina, era un’occasione per sentirmi più grande. Con indosso il mio bel vestitino da principessa piuttosto che da castellana, mi guardavo allo specchio e mi vedevo come una delle principesse delle fiabe. Mia madre mi metteva un po’ di rossetto sulle labbra e poi mi accompagnava a qualche festicciola, o anche solo a fare una passeggiata, e io mi pavoneggiavo sentendomi davvero una dama.

Maschere - Altra foto da gran Dama di Corte
Altra foto da gran Dama di Corte

Adesso che sono cresciuta, le mie nipotine mi ricordano quanto aspettassi trepidante il Carnevale e quanto fosse divertente e spensierato. Da grandi, certi ricordi e sensazioni inevitabilmente si perdono e si dimenticano ma, secondo me, è sempre bello ricordarle e tornare bambini ogni tanto.


Ogni anno una persona diversa – Annalisa

Ho sempre adorato il Carnevale. A parte il lato goloso della festa, in cui frittelle e lattughe la fanno da padrone, mi piace travestirmi. Indossare una maschera e provare, una volta all’anno, ad essere una persona diversa.

Maschere - carnevale 1981
1981, foto di classe

Ho scoperto che non serve chissà cosa per cambiare identità. Basta un po’ di fantasia, qualche colore, una bella maschera o un trucco ben fatto. Basta essere un po’ bambini dentro e fuori.
Basta guardarsi intorno, nell’armadio, in un vecchio cassettone, per decidere CHI essere per una volta, per un giorno. Così un anno sono stata Cappuccetto Rosso, un classico dell’asilo. Alle elementari ho interpretato Heidi, e complici le mie “pomelle” naturalmente rosse ho risparmiato sul trucco.

Maschere - Annalisa_principessa
Io e Minnie impegnate in un walzer 🙂

A 20 anni sono stata una principessa, in abito bianco e rosa di tulle e pizzo. Poi una casalinga disperata, coi bigodini in testa ed il mattarello in mano, la faccia sporca di farina (Desperate Housewife ha preso spunto da me, sia chiaro).
A 23 anni ho avuto il coraggio di girare vestita da ballerina di tiptap con una giacchetta col taglio a frac, pantacollant neri, cilindro in testa e scarpette rigorosamente bianche e nere. In pieno inverno, con la neve fresca. Un freddo boia, ve lo garantisco. Quella volta, in giro con gli amici, siamo andati a giocare a bowling… vi lascio immaginare.

Interpretare un ruolo che non è tuo, però, richiede parecchie energie. Per questo spesso mi domando come fanno, tante persone, a portare una maschera tutto l’anno. A fingere ciò che non sono. A vivere nella menzogna. E, sempre, mi domando che senso abbia farlo.
Forse lo capirò quando smetterò di travestirmi a carnevale. Quando smetterò di essere un po’ bambina, dentro e fuori.
Cioè mai, probabilmente.


Traumi da Clown – Jessica

Visto che si parla di Carnevale, anch’io vorrei dire la mia su questa ricorrenza tanto amata da alcuni e odiata da altri. Personalmente, io sto nel mezzo: amo i costumi di Carnevale (o, almeno, quelli storici) ma non partecipo alle sfilate. Sarà il trambusto, la voglia di stare per le mie o… Il ricordo del mio primo costume.

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1992: io in vesti clownesche, con tanto di mamma al seguito. Non fatevi ingannare dall’espressione: sorridevo per il dolce (il parafrittu) mica per la festa!

La mia esperienza carnevalesca ebbe inizio nel lontano 1992. Frequentavo l’asilo delle suore che, come di consuetudine, organizzavano una festicciola in maschera, alla quale avrebbero preso parte bambini e genitori. Ancora non sapevo da chi o cosa mi sarei travestita e, siccome abitavo in un paesello poco fornito, spettò a mio padre l’arduo compito di cercare un costume adatto nella città vicina. Mai l’avesse fatto! Mio padre, uomo dai mille pregi fuorché il buongusto in fatto di vestiario, tornò a casa con un imbarazzante quanto variopinto costume da pagliaccio, e ben tre maschere che nulla c’entravano con esso (una da gatto)!

Ma il costume non era solo brutto, era enorme, tanto che mia madre dovette restringerlo per non farmi sembrare uno spaventapasseri! Per darvi un’idea delle dimensioni, pensate che potei usarlo – ahimè – per altri sei anni! Sì, avete capito bene: sei lunghissimi anni travestita da pagliaccio, un triste Arlecchino capatondiano in mezzo a tante Barbie, guerriere Sailor e principesse disneyane. E per quanto mi lamentassi, e supplicassi i miei di comprarmene un altro, il mio destino era ormai segnato: dovetti tenerlo.

Solo un anno non lo indossai e fu anche l’ultimo in cui festeggiai il Carnevale.

P.S. Ma che fine ha fatto il tanto odiato costume?

Dovete sapere che non sono stata l’unica ad indossarlo: dopo di me, infatti, venne il turno di mia sorella, che lo usò per due anni consecutivi (ma lei fu più fortunata, perché poté travestirsi anche da Pocahontas). Poco tempo fa, inoltre, son venuta a sapere che il costume è passato ai miei cuginetti. Che fine abbia fatto, poi, non ho ancora avuto modo di scoprirlo.


Il lato goloso della storia – Mauro

Maschere - deliziosi-fatti-fritti
I Parafrittus o Frati fritti o, ancora, Fatti fritti, sfiziosi dolci carnevaleschi tipici della Sardegna.

Il Carnevale è una festa che fin da piccolo ho sempre odiato parecchio. Ogni anno non sapevo da cosa mascherarmi, ma soprattutto ancora oggi non capisco perché avrei dovuto mascherarmi. Non ho mai capito cosa ci sia di bello nell’andare in giro con vestiti scomodi e ingombranti, e con la faccia pasticciata di non so cosa. Da quando ho potuto decidere, ho sempre preferito uscire con jeans e felpa, lasciando il “divertimento” agli altri.

Le uniche cose che salvo del Carnevale sono le zeppole, le chiacchiere e i fatti fritti.


A proposito dei “fatti fritti”, cliccate qui per leggere la ricetta!


La festa infinita – Gabriella

La parola “Carnevale” mi porta alla mente la metà degli anni ’90, periodo in cui frequentavo le elementari.
Ero in terza quando tutte le scuole del mio Paese decisero di partecipare ad un concorso cittadino carnevalesco.
Ogni classe di ogni plesso, dopo aver scelto il tema per i costumi e le coreografie da realizzare, avrebbe dovuto sfilare per la città, in un guazzabuglio di colori e musiche, fino a raggiungere la piazza principale. Ricordo che lì ebbe luogo una specie di “sfida” tra classi e, naturalmente, i toni erano scherzosi e giocosi, tipici dei bambini di quell’età.

Maschere - Lo Specchio e la Rosa
Lo Specchio e la Rosa… che incantano!

La nostra classe aveva scelto come tema il film di animazione “la Bella e la Bestia”, da poco uscito nelle sale nell’inverno di quell’anno. Io (da come potete vedere nella foto) ero lo specchio incantato e sfilavo in coppia con la mia amica d’infanzia, la rosa incantata.
Indovinate un po’ chi vinse la sfida quell’anno?
E così, per circa 3 anni, ossia fino alla fine del mio percorso nella scuola primaria, festeggiammo quel lieto avvenimento con una festa in maschera allestita all’interno del mio garage.
Tra mamme, papà, bambini, maestre ed infiltrati vari, quel luogo arrivò a contenere più di quanto la sua effettiva capienza avrebbe consentito, ma nessuno tra i presenti, a quanto ricordo, ebbe nulla da ridire.


A proposito de “La bella e la bestia”, cliccate qui per leggere l’articolo di Cristina dedicato proprio alla storia!


Se siete arrivati fino qui, avete scoperto un pezzetto di storia di alcuni Inchiostrati. Speriamo vi abbiano divertito e vi aspettiamo al prossimo “post di gruppo“.
Per conoscerci meglio!

La Redazione

Scritto da:

Redazione IV

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